top of page

Un altare per Camon

Ecco ci siamo. E' arrivato il premio alla carriera per Ferdinando Camon nell'ambito del Premio Fondazione Il Campiello 2016, in occasione della finale della 54a edizione.

Questa tra le sue dichiarazioni a caldo, è stupenda.

«La primissima cosa che ho pensato quando mi hanno avvertito è stata che se mi davano un premio alla carriera vuol dire che i miei libri la gente li ha notati, che li ricorda, che durano. E allora come mai non ho mai vinto un Premio Campiello? Nella mia mente è sorta l’idea che col premio alla carriera si acquista il diritto di chiedere retroattivamente un risarcimento», riportata su un quotidiano locale.

La sua storica casa editrice Garzanti ha deciso di ripubblicare l’opera forse più nota di Camon, Un altare per la madre, con la quale lo scrittore padovano vinse il Premio Strega nel 1978. La RAI ha prodotto nel 1986 un film per la televisione per la regia di Edith Bruck, tra gli interpreti Angela Winkler e Franco Nero. E' stato girato nella campagna friulana per lo più a Castel d'Aviano poco distante da Pordenone.

Camon, all'epoca di Un altare. Fonte dell'immagine: ferdinandocamon.it, URL visitato il 12 settembre 2016

Prima di Ferdinando Camon, hanno ricevuto il riconoscimento Sebastiano Vassalli (2015), Claudio Magris (2014), Alberto Arbasino (2013), Dacia Maraini (2012), Andrea Camilleri (2011) e Carlo Fruttero (2010).

 

«Adesso mio padre ha scoperto le fondamenta del piccolo edificio, e lo vuole ricostruire. Parte al mattino presto portando mattoni, pietre, tutto materiale che può servirgli per impastare malta e alzare i muri. Lavora solo, non ha chiesto aiuto. Usa filo a piombo e la bolla come fanno i muratori, a regola d'arte. Rispetta il tracciato della costruzione che c'era prima: lascia la porta dov'era la porta, e apre una finestra nella parete che dà verso mezzogiorno. Da quella finestra si potrà vedere il campanile.» (pag. 63)

«La costruzione è piccola, stretta e bassa. Se era un ambulatorio, dentro ci stava il medico, l'infermiera e il malato. Gli altri aspettavano fuori, sull'erba.

Arrivato al tetto, c'è bisogno di aiuto. [...] Si capisce, oscuramente, che si tratta di una specie di monumento alla morta, [...]» (pag. 64)

«Costruiamo il tetto con dei travi, sopra i travi inchiodiamo delle assi, sopra le assi allineiamo i coppi. Fra poco i passeri faranno i nidi sotto i coppi, ein questo c'è qualcosa di giusto. Nostra madre non sarà sola mai più.

Dopo alcuni giorni, la costruzione è finita, e possiamo guardarla. La guardiamo dal lato frontale: il padre davanti a tutti, come colui che può avvicinarsi di più, e noi dietro. Lo straniero, senza che nessuno gli abbia chiesto nulla, fa un giro tutto attorno all'edificio, poi torna al punto di partenza, a fianco del padre, e fa un cenno di sì con la testa, ripetutamente.

L'edificio è in mezzo a un incrocio, ogni tanto qualcuno passa, vede la costruzione e si ferma a guardarla.

I vecchi si ricordano che quella costruzione c'era anche una volta, la confrontano col ricordo, la trovano identica e vanno via facendo cenno di sì.» (pag. 65)

«Fra due settimane ci sarà la processione per le campagne. [...] La processione durerà un'intera giornata, e farà delle soste dove potrà, accanto agli altari. [...] Avere un altare vicino è un vantaggio per chi sta male. Dalle nostre parti non c'è nessun altare, e la gente che ne ha bisogno deve andare lontano. Il padre dice che si poteva costruire un altare dentro il monumento, ma bisognava averci pensato prima, adesso non si fa più in tempo.» (pag. 67-8)

San Salvaro, in comune di Urbana (Padova), Fonte dell'immagine: Atlante dei centri storici del Veneto, 1988, pagina 52/230, URL visitato il 12 settembre 2016

• Ferdinando Camon, Un altare per la madre [1978], 2003, Euromeeting Italiana, Padova

Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Cerca per tag
Categorie
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
bottom of page