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Silvano trova vecchie carte nautiche


«La mia passione per il mare era uscita dal suo stato di incubazione il giorno in cui avevo trovato, dentro una cassa di cianfrusaglie, un rotolo di vecchie carte nautiche, forse appartenute al proprietario della divisa di marina austriaca che avevo indossato anni prima a Carnevale. Si trattava di riproduzioni, eseguite probabilmente nell'Ottocento, delle carte disegnate da antichi geografi. Appena scoperte me ne impadronii avidamente e passai ore a guardarle, a cercare di capire i loro simboli e le loro vistose sproporzioni.

V'era a esempio la carta di Mercatore, dove la Groenlandia e le terre polari risultavano molto ingrandite. A scuola avevo studiato il motivo, ma adesso non me lo ricordavo, e del resto preferivo credere che il navigatore avesse disegnato la carta in quel modo per ragioni del tutto arbitrarie. Non poteva darsi che aveva esagerato le dimensioni della Groenlandia perchè in un'alba luminosa essa gli era apparsa da lontano, d'estate, con le coste inaspettatamente verdi, così come le avevano viste secoli prima Erik il Rosso e i suoi marinai, e l'avesse considerata uno strano regalo della sorte, perchè si aspettava di vedere soltanto ghiacciai che scendevano nel mare e montagne coperte di neve? Del vero Mercatore non sapevo niente, soltanto che era olandese. Così potevo immaginarlo nei modi più bizzarri.

C'era anche la riproduzione delle carte di cui disponeva Colombo, disegnate dal Toscanelli. In esse nell'Oceano Indiano, al posto dell'America, v'erano soltanto figure spaventose, il serpente di mare che avvinghiava le navi e le trascinava nel fondo, l'elefante marino dalle orecchie sterminate, enormi balene che potevano venire scambiate per isole, draghi dalle ali di pipistrello, simbolo dei Sargassi o di chissà cosa. C'erano anche il mappamondo di fra Mauro e molte tavole dell'atlante di Waldseemuller. In altre, più recenti, mancava ancora l'Australia, e continenti e grandi isole erano disegnate in maniera curiosamente goffa, tozza, e piuttosto lontana dal vero. Tuttavia, non so come, forse proprio perchè più fantastiche che veritiere, quelle carte riuscivano a trasmettermi potentemente il fascino del mare. Gli oceani erano tratteggiati con piccole onde azzurre, i vulcani eruttavano lava rossa, ai tropici figuravano molti animali feroci. Le città erano indicate da chiese, palazzi, campanili e minareti, e le selve da minuscoli alberi stilizzati. Si può dire che tutte le cose più strane e meravigliose della terra fossero messe in evidenza per stupire e allarmare il navigatore, mentre nelle carte moderne non c'era niente di tutto ciò. erano scientificamente impeccabili, ma anonime, banali, senza alcun lampo di fantasia, e non suscitavano nessuna idea e nessun sentimento. Allo stesso modo preferivo di gran lunga le antiche navi a vela, i galeoni, le caravelle, le galeazze, i brigantini, ai moderni piroscafi.» [CS 1975, p. 131 - 133]

 

Carlo Sgorlon, Regina di Saba, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1975, con l'Introduzione di Giorgio Luti

Fonte dell'immagine: Claude Lorrain, Porto di mare con l’imbarco della regina di Saba, 1648, olio su tela, 148,5 x 194 cm, National Gallery - Londra, Public Domain via Wikipedia Commons

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